05 marzo 2013

Cormac McCarthy, Non è un paese per vecchi.

Chi segue il mio blog e le recensioni di libri sa bene che alla narrativa preferisco di gran lunga la saggistica. Ma se posso suggerirvi un titolo, certo che vi coinvolgerà e lascerà soddisfatti quando girerete l'ultima pagina, Non è un paese per vecchi è sicuramente uno dei migliori candidati. E lo scrivo pur ammettendo di non aver avuto la predisposizione per veder per intero il film dei fratelli Coen -- la cui sceneggiatura, sia detto per inciso -- è fedelissima alla stesura del romanzo.
Lo stile di McCarthy è avvincente e al contempo asciutto, hemingwayano, direi, se il termine non fosse abusato: prova ne sono i dialoghi, quasi sospesi in un silenzio irreale, come se i personaggi non fossero in grado di colmarlo con le parole e i ragionamenti.
La figura di Chigurh è agghiacciante, la personificazione del male: un demone irredimibile che, alla fine, muove quasi a pietà perché si guadagna il pane sporcandosi le mani con lavori che in qualche modo vanno fatti, ma che debbono rimanere lontani dalla luce dei piani alti.
Le descrizioni dei paesaggi del Texas meridionale sono intrise di fascino, dolore, e desolazione.
Un racconto violento, spietato, sanguinario. Ma non è un libro privo di speranza; la luce la si intravede nell'etica incrollabile dei buoni, come lo sceriffo Ed Bell; una luce sbieca e fioca, ma capace di sollevare l'animo.
McCarthy ha avuto per me anche un effetto volano: ho letto, sbagliando sequenza (il bello del caso) Città della pianura, il terzo capitolo della Trilogia della frontiera.

Einaudi 2006
Supercoralli
pp. 254
€ 17,00
ISBN 9788806179670
Traduzione di Martina Testa


La scheda su Einaudi.it
La voce su Wikipedia.

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