27 marzo 2005

La strada verso il Regno di Oz.




Sulla strada di mattoni gialli si tengono compagnia una bambina senza casa, uno spaventapasseri senza cervello, un boscaiolo di stagno senza cuore e un leone senza coraggio, accomunati dalla speranza di ottenere le tessere mancanti del proprio mosaico esistenziale dal misterioso e onnipotente Mago di Oz. La storia la sappiamo tutti.

Eppure è raro mettersi in gioco e intraprendere il lungo cammino verso Oz. Io stesso, sovente, preferisco la mia vita randagia (Dorothy), fatta di scelte sbagliate (spaventapasseri), crudeltà (boscaiolo) e atti meschini (leone). Sono in buona compagnia, ci mancherebbe.

Ogni tanto, però, mi indigno, mi scontro con la quotidianità, con la disattenzione, quella mia e quella degli altri. E penso che almeno uno degli aspetti della vita adulta - lontana dall'incosciente entusiasmo idealista dei vent'anni - sia proprio questo, la disattenzione.

Per gioco, si possono rappresentare i rapporti amicali dell'età adulta con un sistema di assi cartesiani il cui risultato (che chiamo La curva di Oz) spiega come, laddove non esista il dolo intenzionale, cioè la deliberata intenzione di arrecare alle persone amiche dolore col proprio comportamento, si instaurino meccanismi di progressiva diminuzione dell'attenzione (non delle attenzioni) nei confronti dell'altro.

Tra le paradossali conseguenze delle modernità esiste, accanto all'ossessione di avere tutto (beni materiali), una superficiale supponenza dell'avere già tutto (beni immateriali) per cui non è rara la tendenza a dare per scontati l'intensità e l'esito delle proprie azioni eterodirette (il boscaiolo che vuole un cuore per amare gli altri e lo spaventapasseri che vuole un cervello per comprendere il mondo fuori da sé) mentre è grande l'attenzione alle azioni in qualche modo autodirette, edoniste, legate al soddisfacimento delle proprie esigenze immediate e alla sopravvivenza (Dorothy che cerca la propria casa, il leone che vuole in dono il coraggio).

La strada di Oz è poco frequentata e anche i protagonisti della fiaba, nella consapevolezza della propria incompletezza e nella conseguente tensione al miglioramento di sé (per altro con differenti motivazioni), incontrano ben pochi passanti.

La mia percezione, per quanto poco scientifico ci sia nei sensi, è che la strada per Oz divenga col passare degli anni sempre più una via secondaria e che, al contempo, la curva del grafico tenda ad appiattirsi in modo incontrovertibile sull'asse delle ascisse.

Il mago di Oz ci insegna anche altro: il disattento, sebbene non doloso, non è innocente ma complice, in quanto consciamente abdica di fronte al dovere di completare la parte deficitaria del proprio sé, e persevera nel negare al prossimo l'attenzione che dirige verso il completamento ossessivo di collezioni di beni materiali e piaceri del proprio corpo.

Come in molti racconti, si salva il cane: istintivo tanto nella sopravvivenza di sé quanto nella strenua difesa del proprio padrone, non ha autocoscienza ma ha cuore, cervello e coraggio e, privo di molti dei basic needs tipicamente umani, chiama casa ogni giaciglio che gli consenta un riposo adeguato.

L'happy end è necessario in un mondo che ha necessità di favole. E infatti è una favola e non una cronaca. Il mondo cosiddetto occidentale proseguirà nel proprio necessario, disattento ed autodiretto cammino verso l'ignoto. Io ne faccio parte né mi distinguo per particolari doti di abnegazione. Tutt'altro.

Ma questa strada, lastricata di mattoni gialli, ora l'ho intravista. Devo solo chiedermi: "che cosa mi manca?" e posarvi un passo alla volta.

Non sarà necessario raggiungere la Città degli Smeraldi: il Mago di Oz con il suo Regno meraviglioso, semplicemente, sta nel dedicare un po' più di attenzione al prossimo, e tentare di correggere anche di poco l'andamento della curva di Oz.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

uhm...disattenzione?
Nel nostro vivere assume, a mio parere, un doppio significato.

Disattenzione è non vedere, non nutrire curiosità o forse solo non possedere la dovuta sensibilità per cogliere l'inaspettato.

Ma purtroppo, oggi, è anche aver paura di dimostrare attenzione, quindi fingere non curanza per non cadere dal precario piedistallo dell'autostima sorretto da moti di orgoglio e chissà cos'altro.
Il rischio è perdere la voglia di scoprire, perdere l'opportunità di vivere emozioni che passano accanto come farfalle in cerca di lidi da fecondare.

Ognuno ha davanti a se la propria strada di mattoni gialli, il proprio orizzonte di forme indefinite e tanti colori da scoprire. Io ho scelto di coglierne le sfumature...

Giuseppe ha detto...

la disattenzione è un modo di essere snob.

colpevoli due volte.

;-)

Anonimo ha detto...

l'unica ricetta che ho provato possibile contro la disattenzione è allenare la vigilanza, una specie di attenzione di tutti i 5 sensi (o 6, 7, 8...). I risultati sono sorprendenti: il mondo delle relazioni amicali e amorose sembra dischiudersi come un fiore, emergono come città fantasma temi insospettati!
Controindicato per soggetti ipersensibili: potrebbe aumentare a dismisura il disagio nei confronti di questo mondo occidentale!sconsigliato anche alle donne con forte tendenza alla complicazione: la vigilanza previene alcuni problemi, ma non sempre aiuta a semplificare i rapporti!

Anonimo ha detto...

Nico, ma dimmi perchè ci si deve complicare così tanto la vita. Disattenzione, vigilanza, paura, indicazioni e controindicazioni... Perchè non tornare semplicemente a inspirare ed espirare invece che trattenere il fiato?


Ama e fa' ciò che vuoi.
Sant'Agostino

Giuseppe ha detto...

è solo una mia rilettura del mago di oz, che è e resta una favola.

la vita, là fuori, è molto più dura e anche godersi il tragitto può essere una faticaccia.

Maurizio Spagna ha detto...

NESSUNO TI SENTE
Ieri, oggi
disse l’amore,

Lavora e lavora
Con la giacchetta di presenza
E sul tavolo
Poni i movimenti del denaro
Ed io, tua donna
Ti darò tutto quel che chiedi…
Anche l’inaspettato.

Disse l’amore,

Lavora e lavora
E stringi tra le braccia
L’abbraccio insensibile
E scendi, vendi
I tuoi sogni complicati
Con chi sa tutto di tutto…
Anche l’inaspettato.

Disse l’amore,

Lavora e lavora
Non v’è tempo per commuoversi
Che noia e quanti malumori
Contano e contiamo di somme,
sigle, numeri e cifre,
Cifre per la pancia gonfia
Di un conto in banca
Gravido, avido…
Anche l’inaspettato.

Disse l’amore,

Lavora e lavora
Suda, suda
È soltanto il domani che studia
Tanto nessuno ti sente :
Non c’è più nulla di Domenica
Neanche un granaio dove far l ‘amore
Non una festa, un ballo nei tuoi occhi,
Ne vecchie storie dai riporti bianchi
E lettere dirette al cuore,
Ne corse o corsie d ‘emergenza
Per il mare, la montagna,
Ne i tuoi affetti di un bene affatto
e quel signor Dio fedele ai pronti in fede…
Infine fine l’inaspettato.

Perché,
L’amore aspettò troppo
E si fossilizzò nel lavoro
Mentre l’inaspettato disse
Ai comportamenti indolore :
“Ieri hai rifiutato ieri,
Oggi hai sconfessato l ‘oggi
E domani non avrai risposte
Perché ti fregherò sempre
Tanto di qua…
Nessuno ti sente.”


di Maurizio Spagna
Da “Sotto le sembianze di..”
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L’ideatore
paroliere, scrittore e poeta al leggìo-